Grinta, coraggio, sagacia tattica, scalatore e grande discesista, Gastone Nencini è stato tutto e più di questo. Il “Leone del Mugello”, soprannominato così per la sua determinazione, vinse un Giro d’Italia e un Tour de France ed è ad oggi, insieme a Raphaël Géminiani, l’unico corridore ad essere riuscito a terminare in Top 10 tutti e tre i Grandi Giri nello stesso anno.
Nel 1959, però, il corridore toscano stava vivendo la stagione più complicata da quando era professionista; al Giro d’Italia, che aveva vinto due anni prima, era arrivato con una sola vittoria in cascina (una tappa del Gran Premio Ciclomotoristico) e dopo poche tappe era ormai fuori classifica. L’obiettivo a quel punto era provare a vincere una tappa e l’occasione si presentò nella Napoli-Vasto di 206 km, un arrivo inedito per la Corsa Rosa.
Dopo la partenza fissata a Napoli, la tappa entrò nel vivo dopo il rifornimento di Agnone, quando cinque corridori approfittarono della stanchezza del resto del gruppo stremato dal ritmo elevato impresso in salita e sotto una fastidiosa pioggia: Antonio Dal Col, Imerio Massignan, Graziano Battistini, Guido Boni e, appunto, Nencini presero il largo. Il finale tortuoso verso Vasto sorprese tutti, in particolare il muro finale che portava al traguardo.
“Allunga Battistini, cede di colpo Boni – si legge sui giornali dell’epoca -. Nencini affianca Battistini e lo supera, mentre Massignan perde anch’egli contatto. L’azione del bianconero del G.S. Carpano è davvero irresistibile. Nencini spunta al fondo del rettilineo d’arrivo, situato in ripida ascesa, con qualche metro di vantaggio, aumenta il proprio margine e taglia il traguardo con 6” su Battistini, 12” su Massignan e 19” su Boni”.
“Visto che roba? E chi se l’aspettava un arrivo così – disse Nencini subito dopo l’arrivo – Per poco non rimango buggerato come un novellino. Battistini mi ha sorpreso nella penultima curva, per rimontarlo so soltanto io quanto ho dovuto penare. Non credevo proprio di farcela e quando con un ultimo disperato attacco, sono passato in testa sul rettilineo finale in salita, non avevo più il coraggio di girarmi a studiare la situazione, temevo che da un momento all’altro il legnanista rinvenisse e mi rimontasse a sua volta. Avevo le gambe legnose e non solo per la volata”. Per il Leone del Mugello è la riposta migliore a chi lo dava per finito, nonché l’inizio di una nuova alba: l’anno seguente finirà 2° il Giro d’Italia, a soli 28” da Jacques Anquetil, e vincerà il Tour de France.
EB