L’amore, si sa, colpisce all’improvviso.
Al Giro d’Italia poi -ed in Sardegna soprattutto- è facile subire il fascino dei paesaggi, dei tifosi, del Cannonau, delle seadas, delle Miss e anche della madrina.
Può capitare però altrettanto facilmente, che complice un ritmo più adatto ad una gran fondo che ad un Grand Tour, l’amore prenda la forma di un lungagnone eritreo.
Daniel Teklehaimanot è uno di quelli abituati ad attaccare e prendere tanto vento in faccia. A macinare km in avanscoperta. Un po’ per tattica, un po’ per la gioia di dare spettacolo, un po’ anche per la gloria personale dei premi che spettano agli attaccanti.
Due volte leader degli scalatori al Delfinato, per una settimana con indosso la maglia a pois al Tour de France.
Daniel pedala fluido e fatica. Vento in faccia e pochi compagni di avventura.
Più di 300 km di fuga in due giorni.
Oggi la Maglia Azzurra, domani chissà.
Come ogni grande amore che si rispetti, non vogliamo saperlo.
Foto La Presse