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Il viaggio alla scoperta delle tappe del prossimo Giro D’Italia continua seguendo la risalita dello stivale da parte del gruppo, attraverso luoghi dal forte valore storico (come le zone dove si svolsero battaglie decisive per le sorti della Prima Guerra Mondiale) o sportivo (la tredicesima tappa arriverà nel circuito di Imola, teatro del Gran Premio di San Marino in Formula 1 per ben ventisei anni), fino ad arrivare alla fondamentale tappa dello Zoncolan, crocevia fondamentale di questa edizione della corsa rosa.
12^TAPPA – OSIMO-IMOLA – giovedì 17 maggio – 213 km
Dopo la partenza della cronometro finale della scorsa edizione nell’Autodromo Nazionale di Monza, il mondo del ciclismo torna ad incrociare quello del motorsport con l’arrivo della dodicesima tappa del Giro D’Italia nel circuito Enzo e Dino Ferrari di Imola, dove la corsa rosa arriva per la terza volta, dopo aver visto i trionfi di Paganin (1992) e Zakarin (2015).
Ma il profilo altimetrico di questa edizione è molto diverso da quelle precedenti, in particolare in confronto a quella di 3 anni fa, quando Zakarin arrivò in solitaria al termine di una frazione ricca di difficoltà altimetriche, senza salite con pendenze proibitive ma con pochissima pianura, continui saliscendi e con l’aggravante di un violento nubifragio che rese la tappa decisamente più dura del previsto.
In questa stagione invece la tappa è molto più accomodante, con i primi 100 chilometri che procedono completamente pianeggianti lungo la Via Adriatica e la Via Emilia, facendo sì che la corsa si accenda solo nel finale, con il passaggio sul Circuito dei Tre Monti, un GPM di soli quattro chilometri ma la cui particolare collocazione – si scollina a nove chilometri dal traguardo, e una volta in cima la strada procede in discesa fino all’ingresso nel circuito di Imola – potrebbe far di questo punto un trampolino ideale per un attacco. Ma lo scenario più probabile è quello che prevede l’arrivo in volata, come del resto accadde nel campionato nazionale del 2009, vinto da Pozzato sullo stesso circuito del finale di tappa. Frazione segnata con due stelle di difficoltà.
13^ TAPPA – FERRARA – NERVESA DELLA BATTAGLIA – venerdì 18 maggio – 180 km
Come spesso accade, anche quest’anno il Giro attraversa i territori frastagliati dalla Grande Guerra.
La tredicesima tappa si svolgerà infatti nella valle del Piave, nelle zone dove nel giugno 1918 ebbe luogo la drammatica battaglia del Solstizio (così rinominata da Gabriele D’Annunzio), ultima grande offensiva dell’Esercito degli imperi centrali, che vide l’eroica resistenza delle truppe italiane aiutate dalle popolazioni locali, fondamentali nel rifornire i soldati. La battaglia si concluse con la vittoria italiana e l’esercito austro-ungarico in ritirata, nonostante il paese d’arrivo della tappa, Nervesa (oggetto di visita da parte del Re Vittorio Emanuele III poco dopo la fine della battaglia), sia stato completamente raso al suolo.
La frazione è povera di difficoltà altimetriche rilevanti, con un solo Gran Premio della Montagna, quello di Montello (altro luogo fondamentale della battaglia, in quanto fu uno dei primi territori conquistati dagli austriaci dell’offensiva), posto all’interno del circuito finale. Gli ultimi venti chilometri pianeggianti dovrebbero essere il naturale apripista per la volata del gruppo a ranghi compatti.
14^ TAPPA – SAN VITO AL TAGLIAMENTO – MONTE ZONCOLAN – sabato 19 maggio – 181 km
È tempo di prendere il pennarello in mano e di cerchiare in rosso la data, perché il 19 maggio andrà in scena la tappa regina della Corsa Rosa. L’arrivo è posto sul “Kaiser”, il Monte Zoncolan, salita che condensa 1100 metri di dislivello in poco più di dieci chilometri, e che potrebbe ridisegnare completamente gli equilibri della classifica. Ben cinque i Gran Premi della Montagna, con i primi due, quelli di Monte Radogna e di Avaglio, posti nella parte iniziale della corsa.
Ma lo spettacolo (per il pubblico, l’inferno per i corridori) inizia quando mancheranno 44 chilometri al traguardo: tre GPM in successione, non più un chilometro di pianura, arrivo sulle terribili pendenze dello Zoncolan. La prima delle tre scalate è quella del Passo Duron, salita di 5 chilometri, con pendenze che viaggiano mediamente fra l’8 e il 9%, ma con pendenza massima del 18%. Dopo lo scollinamento piccola discesa, per poi tornare a risalire verso Sella Valcada, lunga 7 chilometri e con pendenze più lievi, intorno al 6/7%. Ma questo sarà solo l’antipasto di ciò che attende i corridori una volta terminata la salita e la successiva discesa. Ad Ovaro si passa infatti sotto la “porta dell’inferno”, l’arco che segna l’inizio della durissima ascesa lungo i 10 chilometri (con una pendenza media dell’11,4%) del Monte Zoncolan.
Saranno proprio i primi chilometri i più duri, con pendenze che arrivano al 22%, dove bluffare sarà impossibile e la montagna respingerà indietro chiunque non abbia la forza per affrontare i durissimi tornanti. Soltanto ai meno due dal traguardo la strada spiana leggermente nella zona delle tre gallerie, terminate le quali si aprirà ai corridori lo spettacolo mozzafiato (come se a far mancare il fiato non ci pensi la salita stessa) dei colori e del tifo del pubblico che affolla lo “stadio” dello Zoncolan. Ma le difficoltà non sono ancora finite, perché negli ultimi 500 metri la strada torna a salire toccando nuovamente pendenze in doppia cifra.
Nonostante sia una salita ciclisticamente giovane, essendo stata introdotta nel percorso del Giro solo nel 2003 (dal più leggero versante di Sutrio, la prima scalata partendo da Ovaro risale al 2007), sulle queste strade friulane si sono scritte pagine storiche del ciclismo moderno.Impressa della memoria degli appassionati è l’eroica scalata di Ivan Basso nel 2010, con il fuoriclasse lombardo che staccò uno ad uno gli avversari, sfiancandoli con un ritmo durissimo e costante e vincendo anche la resistenza di un Cadel Evans in maglia iridata, ultimo ad arrendersi e degno avversario dell’allora corridore della Liquigas in una tappa che è entrata di diritto della storia del ciclismo.
Ma lo Zoncolan è anche la montagna di Gilberto Simoni, vincitore nei primi due arrivi, nel 2003 (dove ci fu uno degli ultimi risultati sportivi rilevanti di Marco Pantani, che giunse quinto) e nel 2007, dove concluse in prima posizione giungendo in cima insieme al fido gregario Piepoli. Gli ultimi due passaggi sono stati nel 2011, con vittoria di Igor Anton, e nel 2014, quando Michael Rogers ebbe la meglio su Pellizzotti e su uno sfortunatissimo Bongiorno, costretto a mettere da parte i sogni di gloria dopo aver perso l’equilibrio a causa della spinta di un tifoso.
Insomma, spettacolo assicurato per una tappa inevitabilmente segnata con 5 stelle di difficoltà.
Raffaele Digirolamo