ll Museo del Ciclismo del Ghisallo è chiuso in questi mesi, colpa dei costi di riscaldamento troppo alti per giustificare l’apertura invernale, ma i suoi tesori non dormono. In questi giorni diversi cimeli appartenuti al campionissimo, Fausto Coppi, hanno preso la via di Varzi, nell’Oltrepò Pavese, per raccontare il mito del ciclismo che si spense il 2 gennaio del 1960 a Tortona ad appena 40 anni. In particolare da Magreglio è arrivata nel Pavese la maglia iridata di campione del mondo che Fausto Coppi conquistò a Lugano nel 1953. Solo uno dei tanti cimeli custoditi in quello che per tanti appassionati rappresenta una dbol australia sorta di sancta sanctorum di questo sport che la fatica ha consacrato alla popolarità. Non è un caso che la prima visitatrice che il marzo scorso ha inaugurato l’inizio della stagione delle mostre, dopo la lunga pausa invernale, sia stata un’americana di New York, Helen, che nel corso della sua vacanza in Italia accanto a Venezia e la Cappella Sistina non ha voluto perdere la collezione di maglie e bici appartenute ai campioni del pedale. È stata in buona compagnia perché durante l’anno sono stati tantissimi i turisti stranieri che hanno affrontato, in auto ma anche in sella alle loro biciclette, i tornanti del Ghisallo per poi premiarsi accendendo una candela al santuario e visitando il museo. E il 2019 rimane un anno memorabile perché segnato dalle tante iniziative per il centenario dalla nascita di Fausto Coppi, il campionissimo che era anche un grande amico del fondatore del Museo del Ciclismo, Fiorenzo Magni.
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Le celebrazioni sono iniziate il mese di marzo con l’inaugurazione davanti al Museo del Ciclismo di un busto in bronzo dedicato a Fiorenzo Magni, dono di Ernesto Colnago, seguite a giugno una mostra dedicata ai 70 anni del Santuario. L’apoteosi la si è raggiunta domenica 26 maggio quando sulle rampe del Ghisallo è salito il giro, durante la Ivrea – Como, la tappa più lunga dell’edizione 102 della corsa in rosa. Un passaggio naturalmente nel segno del Campionissimo che su quei tornanti si è tolto tante soddisfazioni, a partire dal record di vittorie nel Giro di Lombardia ancora imbattuto: cinque primi posti, quattro dei quali consecutivi dal 1946 al 1949, e l’ultima nel 1954. Quasi tutti furono decisi sulla salita di 8 chilometri e 800 metri che da Bellagio arriva fino al Santuario passando da Civenna, anche se il record Coppi lo stabilì nel 1948 con uno straordinario 25’30 a dir poco straordinario considerando le bici dell’epoca, migliorando il suo precedente record di 1’43.
Una leggenda la sua raccontata tra l’altro anche da un altro gigante, questa volta del giornalismo, il maestro Gianni Brera al quale in questi giorni hanno dedicato una mostra al Pirellone. Neanche a dirlo buona parte dei cimeli, in questo caso sotto forma di titoli di giornali e immagini d’epoca, arriva dal Museo del Ciclismo che può vantare una delle raccolte più importanti di giornali, riviste, foto d’epoca. Giusto il tempo di riportare in sede i cimeli ora in prestito e a Magreglio si preparano a un nuovo grande appuntamento, in trasferta a Budapest per una mostra che sarà organizzata in occasione della partenza dell’edizione 103 del Giro d’Italia il cui prologo sarà proprio nella capitale magiara. Un modo per rendere ancor più internazionale, se ce ne fosse bisogno, il nome del museo che sogna in futuro di avere così tanti visitatori da potersi permettere di rimanere aperto tutto l’anno. E un bel traguardo in salita, ma qui al Ghisallo quando si tratta di pedalare duro non sono secondi a nessuno.
Fonte Il Giorno