Un altro ragazzo, un altro baby prodigio, questa volta tocca al 23enne britannico Tom Pidcock, oro a Tokio nella montain-bike e oro in tante altre specialità che ne fanno un predestinato del pedale. Nella splendida Siena, il calendario italiano World Tour emette il suo primo verdetto dell’anno: al termine di 184 chilometri (di cui 63 sterrati, spalmati su 11 settori, ndr) Tom Pidcock vince la Strade Bianche coronando cinquanta chilometri all’attacco. Alle sue spalle, il bretone Valentin Madouas (Groupama FDJ) regola per il secondo posto Tiesj Benoot (Jumbo Visma, a podio), Rui Costa (Intermarché Circus Wanty) e Attila Valter (Jumbo Visma). A mani vuote e a bocca asciutta restano i due grandi favoriti della vigilia, l’ex campione del mondo Julian Alaphilippe e l’iridato del cross Mathieu Van der Poel. Migliore degli italiani Davide Formolo, che conclude la sua fatica al 9° posto.
«È una corsa pazzesca questa, che avevo da tempo in mente – ammette il primo britannico capace di iscrivere il proprio nome in questo albo d’oro giovane ma già nobile -. L’ho preparata molto bene e sono venuto qui pensando solo a fare il meglio possibile: ce l’ho fatta e ne sono molto orgoglioso».La Strade Bianche, la Classica del Nord più a Sud d’Europa, non ha deluso neanche ieri le aspettative e non poteva essere altrimenti. Perché è corsa sincera, vera e autentica, che attrae i cultori delle due ruote, che non solo accettano di pedalare sulle Crete Senesi, ma ne ricercano l’estasi. È un inno alla sfida. È la sublimazione del talento unito al coraggio e alla tecnica, perché per pedalare su queste strade è necessario avere sensibilità di guida. Come alla Roubaix è fondamentale far correre la bicicletta accompagnandola senza mai opporre resistenza, su queste terre di Siena è opportuno fare altrettanto. È necessario essere aquiloni e lasciarsi sospingere dal vento.
È corsa giovane la Strade Bianche, corsa dal fascino antico, carico di storia. Piazza del Campo è il premio alla fatica, dove si fa il Palio e dove in palio c’è uno dei traguardi più ambiti del calendario mondiale del ciclismo. Nonostante la sua storia giovane, essendo nata nel 2007 (quella delle donne dal 2015: Moser e Longo Borghini gli unici e ultimi vincitori tricolori, ndr) per i corridori è già a tutti gli effetti il “sesto Monumento”, assieme a Sanremo, Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia. «È proprio così, questa è davvero una corsa magnifica, molto bella a livello tecnico – spiega sempre Pidcock -, e che si sviluppa in uno dei luoghi più belli del mondo. Ho capito perché tanti miei connazionali hanno casa qui…».Tra le donne vittoria con brivido. In Piazza del Campo piombano due compagne di squadra: Demi Vollering e Lotte Kopecky. Il fotofinish premierà l’olandese che costringerà la Kopecky, campionessa in carica della Strade Bianche, al secondo posto. Per le italiane, assenti Elisa Longo Borghini e Marta Cavalli, poca gloria. La prima è Alice Maria Arzuffi, che chiude al ventesimo posto.