E’ un ricco bottino, quello che la Nazionale italiana si porta a casa da Cali. Un tesoro composto da un argento e due bronzi, che rende più che soddisfacente il bilancio della terza tappa di Coppa del Mondo di ciclismo su pista, svoltasi questo weekend in Colombia. Una prova a tinte rosa: perché a far sorridere tecnici e tifosi sono state le ragazze in maglia azzurra, mettendo in mostra con determinazione e carisma tutte le potenzialità di una squadra che non finisce mai di sorprenderci.
Punta di diamante è sicuramente Rachele Barbieri: 20 anni da compiere domani, ha esordito in Coppa del Mondo a novembre con un terzo posto, ad Apeldoorn. Un bronzo conquistato nella disciplina più difficile, l’Omnium. Ma Rachele non si è fermata, ed ha voluto fare il bis: ha conquistato ancora un bronzo, e ancora nell’Omnium. È partita fortissima (già quarta nello Scratch), e si è difesa bene nella Tempo Race, portando a casa il sesto posto. E ancora: suo il terzo posto nell’Eliminazione, arrivando alla Corsa a Punti finale con un quarto posto ipotecato nella classifica provvisoria. Ci ha messo tutta la determinazione e la voglia che aveva, per recuperare i quattro punti che la separavano dal podio. E ce l’ha fatta. “Quello di Rachele Barbieri è un traguardo di grandissimo prestigio contro avversarie di un livello altissimo”, parola del CT Dino Salvoldi. Una corsa “intelligente e di grande determinazione nel finale. Anche nelle prime fasi è riuscita a mettere in evidenza le sue qualità”. Un piazzamento che rende onore alla maglia azzurra: “Oggi è arrivata ancora una dimostrazione del fatto che Rachele, a soli 19 anni, è una delle nostre giovani d’oro che abbiamo il dovere di proteggere”. La strada per Tokyo è segnata, e di questo passo (pedalando) in tre anni e mezzo la destinazione sarà raggiunta.
Fantastiche anche le ragazze del quartetto d’inseguimento. Ci hanno provato con tutte le forze le azzurre a rovesciare il pronostico nella finale dell’inseguimento a squadre con la favoritissima Australia: Beatrice Bartelloni, Simona Frapporti, Francesca Pattaro e Silvia Valsecchi sono partite a tutta passando in testa al primo e al secondo km. Poi le australiane hanno cominciato la rimonta e c’è stato il sorpasso ai 3000 metri per soli 4/100. E alla fine il gradino del podio raggiunto è stato solo il secondo. Ma con che classe. Sì, perché una sfida un tempo improponibile, questa volta si è dimostrata più aperta che mai. Tutto grazie ad una continuità di crescita e di rendimento che “deriva dal fatto che oggi possiamo contare su un gruppo di 7 atlete potenzialmente tutte titolari” sottolinea il CT Salvoldi. E ancora: “La strada è lunga e in salita, però ci stiamo avvicinando. Qui ad esempio Australia e Canada sono presenti con le loro migliori atlete, e fino a poco tempo fa il vantaggio che hanno sempre avuto era evidente in ogni circostanza”. Il progetto è chiaro: “Noi vorremmo inserire almeno 2-3 atlete giovani nel gruppo della prima squadra, anche se l’impegno e il merito dovranno essere superiori a quanto espresso finora”. La strada imboccata è quella giusta, perché l’oro è sfuggito “solo per un episodio, ma siamo stati comunque forti” assicura il commissario tecnico.
Poi c’è stata Simona Frapporti, che ha chiuso il terzo appuntamento di Coppa del Mondo in bellezza. Suo il bronzo nella Corsa a punti, a conclusione di una gara spavalda che l’ha vista combattere testa a testa con l’australiana Amy Cure, vincitrice con 20 punti, e la statunitense Sarah Hammer, seconda con 15 punti. Un altro traguardo che “ci avvicina molto come prestazioni e competitività alle migliori selezioni” sottolinea ancora Salvoldi. E aggiunge: “Abbiamo un gruppo ricco delle migliori potenzialità. A Los Angeles faremo qualche cambiamento e un’esperienza in più, ma pensando già ai Mondiali”.
Ai Mondiali ci pensano anche Marco Villa ed i suoi ragazzi. A Cali non sono riusciti a decollare come speravano: Filippo Ganna, Liam Bertazzo, Francesco Lamon e Michele Scartezzini non hanno convinto. Dopo il buon tempo della qualifica nonostante la partenza molto lenta (quinti in 4’02”269), si sono poi inceppati al primo round con un 4’06”756 lontano dallo standard ormai abituale e dalla qualifica per la finale del bronzo. “Errori di gestione” ha ammesso il CT Villa, aggiungendo che “in entrambe le prove avevamo il primo tempo in qualifica ed il terzo in semifinale. Poi un cambio fatto male prima ed un errore tecnico in semifinale hanno fatto sfaldare il quartetto”. Ma per il Ct non è affatto tutto da buttare: “Resta positiva la competitività delle singole prestazioni”. Gli errori? “Forse causati dal poco lavoro specifico che ci manca, e che andremo a perfezionare nel prossimo mese. E’ una prova che ci serve da lezione: ci fa capire che non dobbiamo solo essere forti ma gestire meglio il torneo di qualifica”.
Le altre prove confermano il pensiero di Villa: Michele Scartezzini è arrivato ottavo nella corsa a punti vinta dall’irlandese Mark Downey con 35 punti. Ancora bravi Lamon e Bertazzo nel madison. C’è ancora molto da lavorare nelle specialità veloci: non superano le qualificazione del keirin Davide e Francesco Ceci, vinto dal Fabian Hernando Puerta Zapata. Nel Chilometro da fermo vinto dal polacco Krzysztof Maksel, Francesco Ceci termina tredicesimo con un discreto 1’03″322.
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