Gli aggettivi per descrivere questo ragazzo sono finiti ormai da un bel po’. E forse è per questo che ogni volta che Tadej Pogačar vince in questa maniera si rimane senza parole. Il suo terzo successo consecutivo a Il Lombardia, su tre partecipazioni – cosa riuscita solo ad Alfredo Binda e Fausto Coppi un bel po’ di tempo fa – è però un po’ diverso da quelli che in un passato non troppo remoto lo hanno innalzato a corridore quasi imbattibile.
In questo finale di stagione Tadej non era al top della forma, e a certificarlo, dopo il Tour de France condito da due vittorie di tappa ma anche da un amaro secondo posto in classifica generale, c’era il fatto che dopo la Grande Boucle non avesse più vinto. 4° al Giro della Toscana, 3° alla Coppa Sabatini, 2° al Giro dell’Emilia, 5° alla Tre Valli Varesine. Risultati da grande campione, ma non da fuoriclasse quale lui è.
Proprio per questo motivo oggi ha dovuto costruire la sua vittoria in maniera un po’ diversa rispetto al solito. Se abitualmente è lui ad aprire le danze quando c’è da attaccare, spesso magari anche sprecando troppo e aprendo la strada agli avversari, oggi è stato molto più guardingo, ha tenuto la squadra quieta e si è mosso con maggiore sagacia. Il palcoscenico è stato lo stesso di quando due anni fa vinse il suo primo Lombardia, il Passo di Ganda e poi il trionfo a Bergamo.
Emanuele Barra