Inizia l’edizione numero 110 del Tour de France, partenza a Bilbao, nei Paesi Baschi.
L’ingresso in Francia sarà il 3 luglio, con traguardo a Bayonne, e la Grand Boucle, simbolo ed elemento da sempre aggregante del Paese, quest’anno rischia di essere accolta da un clima ancora esasperato per i tumulti scoppiati in numerose periferie, dopo l’uccisione di un 17enne da parte di un poliziotto a Nanterre.
Disordini che stanno già impegnando a fondo le forze dell’ordine, con la possibilità di causare vuoti nei 28.000 tra gendarmi, poliziotti e vigili del fuoco mobilitati per l’assistenza alla corsa.
Dopo la terza notte di violenze, il presidente Emmanuel Macron ha promesso più polizia nelle strade, a rinforzare i 40mila uomini già impiegati, annullando anche i grandi eventi in programma in questi giorni. L’auspicio degli organizzatori è che l’arrivo dei ciclisti (la consueta passerella finale sugli Champs Elysees è in programma il 23 luglio) possa riportare la pace, anche in quelle periferie abitate in prevalenza da francesi di culto islamico ed origini extraeuropee che quasi mai vengono mostrate in tv sullo sfondo della carovana del Tour.
Intanto nei Paesi Baschi, lontano dagli scontri, ci si prepara al via: in assenza di un pretendente nazionale (l’ultima vittoria di un francese risale ormai al 1985, con Bernard Hinault), ci si interroga sullo stato di forma di Tadej Pogacar, apparentemente l’unico in grado di impedire il bis di Jonas Vingegaard. Il duello tra lo sloveno ed il danese promette di essere il tema conduttore di questa edizione. I vincitori delle ultime tre (Pogacar nel 2020 e 2021) si ritroveranno al via della prima tappa più difficile degli ultimi 50 anni, secondo Thierry Gouvenou, autore del percorso. Con i suoi 3.300 metri di dislivello sarà terreno di caccia per uomini forti.
Con 30 passi (un record), la traversata dei cinque massicci della Francia e una sola cronometro, di 22,4 km e in salita, il Tour 2023 sembra apparecchiato per gli scalatori. Marie-Blanque, Aspin e Tourmalet nei Pirenei, il Puy de Dôme nel Massiccio Centrale, il Grand Colombier nel Giura il 14 luglio, il Col de la Loze nelle Alpi e una tappa con cinque salite nei Vosgi alla vigilia dell’arrivo a Parigi: un’orgia di montagne attende i corridori. Assenti Geraint Thomas, Remco Evenepoel e Primoz Roglic, i francesi Gaudu e Bardet sono tra i contendenti per il podio, con gli spagnoli Enric Mas e Mikel Landa, gli australiani Ben O’Connor e Jay Hindley, i sudamericani Richard Carapaz e Daniel Martinez o il danese Mattias Skjelmose.
L’interrogativo principale riguarda lo stato di forma di Pogacar. A parte un’apparizione vincente ai Campionati sloveni, non ha corso da quando, il 23 aprile, si è rotto il polso alla Liegi-Bastogne-Liegi, mentre Vingegaard ha dominato il Criterium del Delfinato. In un’edizione con complessivi 56mila metri di dislivello, grande attenzione è stata dedicata alla sicurezza, dopo la morte di Gino Mäder lungo la discesa di un passo di montagna del Giro della Svizzera. Per limitare i rischi, gli organizzatori hanno previsto l’installazione di parapetti imbottiti in alcune curve per evitare che i corridori cadano nel vuoto.